Dopo oltre un mese di pausa dovuta all'aumento del lavoro estivo, vogliamo riprendere la pubblicazione sul blog, della nostra storia.

C’era di tutto, dagli autocarri alle motociclette. Cercai un fuoristrada , a quei tempi c’erano tutte “campagnole” FIAT, più o meno recenti ma comunque non sufficientemente affidabili. Il fuoristrada lo trovai verso fine maggio ai magazzini della PAT Servizio Bacini Montani per £ 1500000. Modello jep con motore Bareiros, di costruzione Spagnola con passo lungo, 7 posti e copertura telonata. Poco valore monetario e altrettanta scarsissima affidabilità. Da maggio a ottobre spenderò in riparazione degli innumerevoli guasti, oltre cinque milioni di lire. Ad aprile, finito l’inverno, preparai la nota del legname necessario ad una prima ristrutturazione della futura sala del rifugio. Memore della promessa da parte del Sindaco di rifondermi quanto avevo dovuto pagare al posto del comune per il tetto della Casa dei Marmi. All’aprirsi della stagione tenevo d’occhio il boscaiolo che avrebbe dovuto raccogliere gli “schianti” degli abeti da dedicare alla giusta causa. Senza disdegnare comunque le bellissime uscite primaverili di scialpinismo. Ricordo che quell’anno il “Raduno Carè Alto”, organizzato dalla APT di Spiazzo con la collaborazione della nostra Scuola di scialpinismo Val Rendena, aveva previsto la traversata dalla Val Camonica alla Val Rendena. Tappa al Rifugio Garibaldi, con traversata del Pian di Neve e discesa in Val di Lares. Due giornate stupende in un ambiente stupendo. L’inverno era stato abbondante di neve e in Val di Breguzzo quegli inverni sono ricchi anche di grosse valanghe che scaricano sulla strada forestale di accesso al Rifugio. In quei primi giorni di maggio, stava lavorando alla sistemazione della viabilità della valle un’ Impresa Edile di Roncone. Amistadi Sergio detto “Bogi”. Con l’approvazione del vicesindaco Ferrari Giorgio chiesi a lui di effettuare il lavoro di apertura della strada di accesso al Rif. con i suoi mezzi di movimento terra che stava utilizzando nel lavoro a fondovalle. Conoscevo Sergio sin da ragazzo e a lui avevo affidato il lavoro di intonacatura della mia casa nel ’76 (primo lavoro che svolse all’inizio della sua attività artigiana). Persona gioviale, spiccia e decisa che in pochi anni aveva ampliato le funzioni della sua attività dedicandosi anche a scavi, argini e piccoli lavori stradali. Se aggiungiamo anche il fatto che era cognato del vicesindaco di Breguzzo, appare logico il suo campo d’azione in valle. Sergio mi disse che sarebbe salito una sera per il sopralluogo alle grosse valanghe che interrompevano la strada di accesso al Rif. Dopo un paio di giorni mi telefonò esordendo così la sua comunicazione :”Ades dic, ma el mat col da Tiò? Ma ‘l set no che ghe sarà su mila meter de nef da tor ia!!!” Traduco :” Ho pensato se il Dario è matto a voler fare il lavoro adesso con oltre 1000 mc di valanga da togliere”. Rimandammo così il lavoro a fine mese lasciando alla natura buona parte del compito. La mia fretta d’altro canto era giustificata dalla necessità di un intervento non indifferente per rendere dignitoso almeno la sala e lo stanzone che sarebbe stato adibito a dormitorio. Mi concentrai nel frattempo su quanto c’era da preparare a valle per essere pronti al momento in cui sarebbe stato accessibile la strada. Dalla ditta Failoni Grandi Cucine di Tione, seppi che era disponibile una cucina a gas ancora in ottime condizioni presso il ristorante “La Bianca” in Val di Daone. La Signora Bianca, da lei aveva preso il nome il fiorente Ristorante, aveva acquistato la cucina dal Nicola dell’albergo Miramonti di Roncone, già mio buon conoscente nonché parente acquisito grazie a sua moglie. Un po’ dubbiosi con Clorita andammo a vedere l’attrezzatura propostaci da Failoni. La Signora Bianca molto gentilmente ci mostrò la cucina e ci assicurò che era ancora in perfetto stato di funzionalità. Lei con l’aumento del lavoro di ristorante, aveva necessità di qualcosa di più grande. La cucina era eccezionale perché oltre ai due fuochi aveva una piastra rettangolare che scopriremo in seguito essere fondamentale. Pagammo le 200000 £ chiedendo di poter ritirare verso fine mese l’attrezzo. Ogni giorno terminato il lavoro in officina cercavo di preparare quello che a mio giudizio sarebbe stato necessario al Rif. In realtà riuscivo a fare ben poco anche perché l’orario del mio lavoro si protraeva almeno fino alle 19 e poi avevo anche altre piccole passioni (es. un po’ di allenamento alla palestra di roccia di Preore o Cultura). Conclusi l’acquisto della vecchia jep dalla PAT (Provincia Autonoma di Trento) grazie all’intervento dell’amico Franco Paissan titolare di una Carrozzeria e rivenditore autorizzato di automobili. Logicamente iniziai subito ad utilizzare il veicolo anche perché disponeva di ampio spazio nella parte dietro i due sedili anteriori. La jep non poteva ancora essere utilizzata lungo l’impervia via di Trivena ma espletava egregiamente la sua funzione di piccolo furgone per la mia attività. Sopra il cofano anteriore spiccavano due piccole porticine in lamiera rettangolari, una a dx e una a sx sotto il parabrezza. Servivano per essere manovrate dall’interno e dare aria all’abitacolo. Sembravano appositamente studiate per essere corredate da una scritta illustrativa. Infatti a caratteri maiuscoli con chiare lettere nere, la porticina di dx conteneva la scritta “SERVIZI” mentre quella di sx era occupata dalla scritta “FORESTALI”. L’autovettura a me era stata così consegnata per cui non ritenevo utile fino a eventuale altra necessità, cambiare le due scritte che in effetti spiccavano incredibilmente nitide. Il mio quotidiano veicolare con il nuovo mezzo, che per necessità di percorso mi obbligava a passare davanti all’edificio occupato dal UDFF (Ufficio Distrettuale Fauna e Foreste), non era sfuggito all’occhio attento del personale cui appariva anomalo il transito di un veicolo con la loro sigla ma con movimenti a loro sconosciuti. Così un giorno all’atto del passaggio davanti all’edificio, corse fuori un addetto in divisa e mi si parò davanti precipitosamente per fermarmi. Mi apostrofò dicendomi che non potevo viaggiare con quella scritta sul parabrezza. Risposi che la macchina mi era stata venduta così senza prescrizione alcuna e che fino a quel momento non mi aveva dato fastidio. Cambiando tono mi chiese per favore di togliere le due scritte. Ubbidii in parte. Invece di cancellare le scritte, tagliai due lamierini di acciaio inox di dimensioni perfettamente uguali alle porticine semoventi alle quali le affrancai saldamente con dei rivetti. Sui lamierini incollai in perfetta simmetria due scritte in caratteri maiuscoli e con lettere adesive di un vivace colore rosso: RIFUGIO TRIVENA. Accontentato l’impiegato Forestale, iniziai così la pubblicizzazione mobile della mia imminente futura attività. Due volte la settimana c’erano poi le prove di canto con il Coro Brenta, del quale facevo parte ormai da 13 anni. Proprio in quel mese di maggio ’87 avevamo con il Coro deciso una trasferta in Cecoslovacchia ospiti di un coro polifonico di Praga, grazie all’appoggio della Federazione dei Cori del Trentino. Quindi maggior impegno nella preparazione dei nostri imminenti concerti all’estero. Acquistai alcune carte topografiche della nostra zona e alcuni “fogli” al 25000 comprendenti la Val di Breguzzo. Dalle mie frequentazioni in Valle e sulle sue cime, la nota più stonata che appariva a mio giudizio, era la mancanza assoluta di sentieri o almeno di segnaletica che permettesse la frequentazione senza smarrirsi. Mattioli del CAI di Castiglione delle Stiviere, un paio d’anni prima mi aveva lasciato un foglio formato A4 su cui era stata tracciata la catena montuosa della valle con quote e toponomastica. Fu ottima per tracciare i primi sentieri con chiarezza e per cominciare a pensare a qualcosa di illustrativo e realmente presente. Infatti l’unico sentiero SAT che a quei tempi esisteva, (completamente sprovvisto di segnaletica) era l’O223, che risalita Val Breguzzo, lungo la Val del Vescovo toccava Porte di Danerba per dirigere poi al P.so di Breguzzo e scendere in val di Fumo nei pressi della diga di M.ga Bissina. Verso metà maggio spiacevoli sensazioni al mio udito nella parte sx, evidenziavano un fastidioso ronzio nell’orecchio con un senso di otturamento dell’orecchio stesso, simile agli effetti dei rapidi sbalzi di quota e conseguente pressione atmosferica. Preso com’ero da tante faccende ed eventi così imminenti, non avevo tempo di recarmi dal medico. Mi preoccupava un pò la nitidezza del suono offuscata in parte dal ronzio e da quella sensazione di opacità che mentre cantavo mi disturbava persino nella voce. In farmacia chiesi qualcosa di idoneo e mi diedero delle fiale da annusare sciolte in acqua. Erano di effetto e così ne misi alcune nel bagaglio per Praga. La settimana di trasferta a Praga con il Coro Brenta ospite del Coro Foerstrovo fu indimenticabile. Piacevole e gentilissima l’ospitalità del Coro Cecoslovacco composto esclusivamente da belle ragazze con età compresa tra i 20 e i 40. Inoltre molte di loro conoscevano qualche parola di Italiano oppure parlavano bene il Tedesco. Nella notte del 29 maggio rientrammo a Tione, tutti indistintamente con un po’ di nostalgia. Mi risvegliai subito alla realtà del mio lavoro e delle incombenze per il Rifugio.

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Anno 2004

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